di Salvo Barbagallo
Né Renzi, né gli altri si aspettavano il risultato che è uscito dalle urne per il rinnovo del Parlamento nazionale: anche se i dati non sono ancora completi, il successo così vasto del Movimento 5 Stelle e della coalizione di destra non era nelle previsioni di quanti hanno governato l’Italia negli ultimi anni, superando in affluenza anche il settanta per cento (come in Lombardia il 73 e più). Una batosta? No, una semplice “reazione” degli Italiani che in massa sono andati a votare, ribaltando i timori sull’assenteismo degli ultimi giorni? Non soltanto: il “No” all’astensionismo è stato chiaro ed è stato una espressione che ha accomunato la collettività nazionale. Una collettività che coscientemente non si è sottratta ai suoi doveri perché fin troppo stanca delle “promesse”, dei canti delle sirene, e degli “allarmismi” lanciati in maniera sofisticata nel tentativo di “condizionare” gli umori dei cittadini. La “linea” portata avanti dai Renzi di turno è risultata perdente a fronte della insoddisfazione generale verso chi ha retto i destini del Paese in maniera considerata dai più veramente “barbara”.
Un risultato che ora – quale impropria giustificazione – viene definito di “viscerale reazione”, ma che non tiene nel debito conto di un operato fallimentare nei confronti di una collettività nazionale che ha aspirato, e aspira, a vedere segnali concreti di cambiamento nei confronti di un modo “personalistico e opportunistico” di gestire la Cosa pubblica. L’esempio che hanno dato le urne in Sicilia è esemplare: il 48 per cento dei consensi dato al Movimento 5 Stelle non dà spazio ad equivoci di sorta, considerando anche che l’affluenza alle urne è stata la più bassa d’Italia (62,7 per cento). E proprio in Sicilia, dove c’è un Governo, con appena quattro mesi di vita, con guida a “destra”, il Movimento 5 Stelle offre una delle migliori “prestazioni” di coesione al voto, mentre la Lega di Salvini dimostra la sua “nazionalità” lontana dalle origini “Bossiniane” che emarginava nel ghetto i “terroni”, il PD si ferma a quote basse, irrilevanti in un contesto complessivo. Parlare di “fallimento” della Sinistra sarebbe parlare con eufemismi che non rispecchiano la realtà.
Dove sono finite le “velleità” di “potere” delle Boschi, delle Bonino, delle Boldrini che hanno imperversato per anni, “imponendo” direttive che non trovavano rispondenze nella volontà collettiva? Lo vedremo via via che i risultati delle urne raggiungano la soglia del definitivo.
Intanto si prende atto di ciò che può considerarsi comunque certo: Movimento 5 Stelle primo partito, Centrodestra prima coalizione, PD sotto la soglia del 20 per cento. Per ora tanto basta.
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